Attualmente i Disturbi del comportamento alimentare (DCA) costituiscono una delle patologie emergenti di maggiore interesse, si stanno diffondendo con notevole rapidità e riguardano fasce sempre più ampie di popolazione.
Secondo il sito del Ministero della Salute gli studi epidemiologici internazionali mettono in evidenza una incidenza di nuovi casi dei DCA nella fascia femminile tra i 12 e i 25 anni e stimano nei paesi occidentali, compresa l’Italia, la prevalenza dell’Anoressia nervosa intorno allo 0,2 – 0,8%, quello della Bulimia nervosa intorno al 3% e quella dei Disturbi Del Comportamento Alimentare Non Altrimenti Specificati (DCA – NAS) tra il 3,7 e il 6,4%.
L’età di esordio cade tra i 10 e i 30 anni, con una età media di insorgenza intorno ai 17 anni.
Il corpo è da sempre al centro della maggior parte dei conflitti. Spesso nei bambini e negli adolescenti, le crisi e i conflitti trovano nei comportamenti alimentari una manifestazione sintomatica di espressione.
La psicoterapia rappresenta un intervento fondamentale per la cura dei DCA. Ogni intervento deve essere personalizzato, in considerazione della gravità clinica e delle caratteristiche di personalità
Un modello di terapia che connette il mondo interno ed il mondo esterno dell’individuo.
E’ rivolta sia all’individuo, alla coppia o alla famiglia
Attraverso la Psicoterapia Familiare, con la presenza di tutti i membri, viene analizzata l’organizzazione relazionale e le modalità comunicative della famiglia. In tale percorso tutti i membri sono invitati a partecipare attivamente perché ciascuno è considerato portatore di risorse, senza le quali risulterebbe più difficile e più lento raggiungere il benessere del nucleo familiare.
Lo stesso percorso si può fare con la Terapia Individuale se chi la richiede ha già superato la fase di svincolo dalla famiglia di origine e/o ha fatto dei passaggi, se c’è una condizione di vita emotiva e/o pratica sufficientemente indipendente ed autonoma.
Succede che la coppia spesso trascini i problemi nel tempo aggravando la crisi in atto giungendo a situazione molto difficili da gestire o a soluzioni estreme, mentre nel cogliere l’opportunità di rivolgersi ad uno specialista, come lo Psicoterapeuta di coppia, potrebbe essere aiutata ad affrontare efficacemente i propri problemi.
La terapia di coppia sistemico-relazionale è l’intervento di elezione per le difficoltà della coppia poiché consente di far fronte, in un contesto protetto e sotto la guida del terapeuta, alle problematicità che la riguardano in modo efficace e risolvere la situazione di disagio, ritrovando una condizione di benessere per la coppia e per ogni persona singolarmente.
L’ansia è uno stato emotivo somatico, caratterizzato da una sensazione di paura non associata ad alcuno stimolo specifico. Questa sensazione o risposta di stress è un meccanismo di difesa del nostro corpo… è una protezione che gioca un ruolo importante, ci evita di fare cose pericolose …
Tuttavia, se questo stato di attivazione si protrae nell’intensità e nel tempo, il disagio aumenta notevolmente e diventa ansia “patologica”. È quell’ansia che si manifesta con sensazioni assolutamente fastidiose di bocca secca, capogiri, vertigini, vampate di calore, tachicardia, sudorazione, associate alla sensazione di pericolo o minaccia, al non capire cosa sta succedendo, alla sensazione di non poterci far nulla. Spesso all’ansia che impedisce lo svolgimento di attività usuali, come andare al supermercato, guidare l’auto, la sensazione di non farcela, di dover tenere tutto sotto controllo, si associa un vissuto di grande frustrazione e di rabbia verso sé stessi.
Il disturbo di dismorfismo corporeo si caratterizza per la presenza di una preoccupazione eccessiva nei confronti di un difetto fisico inesistente o considerato trascurabile dalla maggior parte delle persone. Chi ne soffre tende a pensare ripetutamente all’imperfezione reale o immaginata nell’arco della giornata, dedicando anche molte ore al giorno a individuare e attuare sistemi per eliminarla o, quanto meno, per nasconderla agli altri. Alcuni possono passare ore davanti allo specchio ad analizzare la pelle del viso o la forma del naso o la piega di un labbro o il tono di una palpebra. Altri possono accanirsi contro una peluria ritenuta intollerabile anche quando pressoché invisibile o contro un neo insignificante, percepito come uno sfregio inaccettabile. Altri ancora possono non essere in grado di sostenere la vista della propria immagine riflessa ed evitare accuratamente di soffermare lo sguardo su specchi e vetrine.
Le parti più frequentemente oggetto di preoccupazione in entrambi i sessi sono la pelle, il naso, la bocca, gli occhi o il viso nel suo complesso, i capelli e le sopracciglia, ma in realtà qualunque zona del corpo e qualunque tipo di imperfezione possono diventare oggetto di “ossessione”. Le donne, spesso, focalizzano l’attenzione sul seno (troppo grande, troppo piccolo, troppo poco tonico ecc.), sulle cosce e sui glutei. Gli uomini, invece, tendono spesso a soffrire di un sottotipo di disturbo dismorfofobico noto come “dismorfia muscolare”, caratterizzato dall’idea che la propria massa muscolare sia troppo scarsa o comunque inadeguata. Questa variante interessa principalmente ragazzi e giovani uomini sportivi e, in particolare, chi pratica bodybuilding o attività analoghe. Un’altra area oggetto di notevoli preoccupazioni maschili è quella genitale.
Quando, invece, la preoccupazione si focalizza sul rapporto tra massa muscolare e grassa, sulla quantità di grasso corporeo o sul peso, la malattia presente non è quasi mai un disturbo di dismorfismo corporeo, ma un disturbo del comportamento alimentare.
La persona affetta da disturbo di dismorfismo corporeo è perseguitata dalla propria imperfezione e ricerca costante rassicurazione in amici e familiari riguardo alla gravità ed all’evidenza del difetto che la tormenta. Naturalmente, nessun possibile conforto riguardo all’irrilevanza del problema lamentato sarà sufficiente a placare le ansie; al contrario, il mancato riconoscimento del difetto o un atteggiamento di noncuranza potrà generare l’idea di non essere adeguatamente considerati e capiti in chi è convinto di averlo.
Il pensiero pervasivo del difetto fisico, il timore del giudizio degli altri e le pratiche ripetute in modo ossessivo per cercare di eliminarlo si traducono in una seria compromissione della qualità di vita, delle relazioni interpersonali, delle prestazioni (e del conseguente successo) nello studio o nel lavoro. Il tono dell’umore e l’autostima, generalmente già bassi, ne risentono ulteriormente, portando, non di rado, a veri e propri quadri depressivi, mentre gli eventuali tentativi di eliminare il difetto, il cui esito non è mai ritenuto sufficientemente buono, generano frustrazione e ansia.
La Depressione è una manifestazione della Sofferenza Psichica che ha notevoli ricadute nella qualità della vita del singolo individuo e di chi gli vive accanto. Può colpire chiunque (indipendentemente dall’età, sesso, livello sociale, etc), con conseguente dolore e significativo disagio e la cui cura richiede il ricorso ad un professionista qualificato.
Nel corso della vita ognuno di noi può sperimentare un breve periodo di calo dell’umore, spesso secondario a situazioni di malattie proprie o dei propri familiari, oppure a fattori situazionali.
Nell’esperienza del depresso il dolore è connesso ad una esperienza di perdita e di abbandono. A volte recente, a volte antica ma rivissuta come presente.
Rendersi conto che da soli non ce la si può fare, chiedere aiuto, sono i primi passi necessari per riprendere in mano le redini della propria vita, liberandosi da quel senso di oppressione e di negatività che condizionano il vivere quotidiano, ritrovando la serenità che sembra un lontano ricordo!
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